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Malasanità. Facciamo chiarezza: dati, cause, risarcimenti

4 Luglio 2019

L’errore medico esiste. I danni da malasanità esistono, purtroppo.

Dico “purtroppo” perché la gente si rivolge ai medici con fiducia, con la speranza che possano migliorare la loro condizione. Qualunque paziente ripone grandi aspettative nei medici, ma delle volte queste vengono disattese.

La frattura tra cittadini e medici è sempre più netta, nonostante, per fortuna, vi siano ancora moltissimi medici che lavorano secondo scienza e coscienza, che amano il proprio lavoro e che, nonostante turni estenuanti e pochi mezzi, riescono a fare quasi dei miracoli.

Decessi per malasanità

Calcolare quante morti siano state causate da malasanità è un compito arduo ed increscioso, anche perché è il concetto stesso di “morte per malasanità” che risulta difficile da standardizzare (si veda qui).

Diamo solo un paio di riferimenti:

  • Secondo il SIMES, il sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità, tra il 2005 e il 2012 i casi di decesso per malasanità sono stati circa 2000, secondo i dati riferiti anche dal Ministero della Salute.

  • Secondo nuovi dati, diffusi perlopiù da associazioni Onlus (e che si riferiscono esclusivamente ad errori ospedalieri), su 8 milioni di ricoveri, in ben 320 mila casi sono stati cagionati dei danni di differente tipologia ed entità ai pazienti.

Ancora una volta ci ritroviamo davanti a cifre sconcertanti. Ma quello che ancora di più pesa, è la consapevolezza che dietro quelle cifre, dietro quei numeri, ci sono persone vere. Famiglie a cui è stato strappato un padre, una madre, un figlio, o un fratellino che non è mai nato.

Sono ben conscio che l’errore può essere dovuto ad eccessiva stanchezza, perché l’ospedale non ha la possibilità di assumere altro personale, ma se l’errore è dovuto a carenze strutturali, perché magari manca la luce o le sale operatorie non sono sterili, allora diventa certamente meno scusabile.

Quali sono le maggiori cause di errore

In generale, gli errori di malasanità sono dovuti soprattutto a carenze delle strutture ospedaliere, spesso dovuti a una cattiva organizzazione.

Gli errori imputabili al personale sanitario o per imperizia del medico sono solamente un terzo.

Questo da una parte è un bene, perché fa sì che non si perda del tutto la fiducia nel medico, ma resta comunque un fatto gravissimo che le strutture ospedaliere siano così inefficienti e inaffidabili. Certamente i recenti tagli alla sanità non hanno giovato alla situazione Più si taglia, meno le cose funzionano, e a rimetterci è sempre il paziente: pronto soccorsi pieni, visite approssimative e frettolose, mancanza di letti e pazienti che giacciono per terra.

Pignorati i conti di un ospedale romano

Sono tantissimi i casi eclatanti di malasanità, ma uno che ha fatto veramente discutere è quello dell’ospedale capitolino San Pietro Fatebenefratelli.

L’episodio non è recente, ma risale a circa 15 anni fa, quando una coppia dette alla luce un bambino che necessitava di una trasfusione neonatale. La trasfusione non venne effettuata e ciò fu causa di gravissimi danni al neonato, che subì una lesione cerebrale.

Oggi la famiglia colpita da questo grave errore vive a Treviso e l’allora neonato oggi è un ragazzo quindicenne che ha diversi problemi. Il tribunale di Roma ha condannato l’ospedale al risarcimento dei danni per un totale di 3 milioni di euro, e per questo motivo sono stati bloccati ben 5 conti correnti del nosocomio, ma per un importo di poco superiore al mezzo milione di euro. Il problema è che l’ospedale si rifiuta di risarcire il danno nonostante la sentenza, ecco perché si è proceduto al congelamento dei conti correnti.

Quante sono le denunce per malasanità

Anche qui parliamo di numeri troppo alti:

  • Circa 93 al giorno sono le denunce per malasanità secondo dati.

  • L’aumento delle denunce negli ultimi anni corrisponderebbe a circa il 300%.

  • Le cause al momento in corso sono ben 12 mila per un totale complessivo di istanze per circa 2,5 miliardi di euro di risarcimenti.

E tutto questo va valutato alla luce del fatto che sono ancora tantissimi i pazienti danneggiati che non denunciano per paura di non venire ascoltati, perché tanto i medici hanno sempre ragione, perché loro si possono permettere tutti gli avvocati di cui necessitano e io, piccolo o povero cittadino, devo tacere e subire, perché non posso permettermi un team di legali che facciano i miei interessi.

Per fortuna non è sempre così, perché le richieste di risarcimento dei danni che vengono correttamente formulate spesso vengono accolte, e chi ha anche il minimo dubbio di essere stato danneggiato per un errore medico, deve assolutamente fare analizzare la situazione a professionisti esperti per valutare concretamente se sia possibile richiedere un risarcimento.

Come procedere per una richiesta di risarcimento danni

Il danneggiato ha l’onere di dimostrare che il fatto (errore medico) è avvenuto in una tale struttura sanitaria e ad opera di determinati medici; spetterà poi alla medesima struttura dimostrare che il danno è avvenuto per “impossibilità della prestazione derivante da causa non imputabile” (art. 1218 c.c.). Se l’errore medico viene così dimostrato, il medico può risponderne in sede civile e può essere anche soggetto a provvedimenti disciplinari.

Una volta che il paziente si sarà rivolto a un legale, questi valuterà in linea di massima quanto quel caso abbia possibilità di ottenere il risarcimento, in base a tale stima si procederà o meno con la causa. Questo è un modo assolutamente conveniente soprattutto per chi fa richiesta di risarcimento, perché può avere fin da subito un’idea di quelle che sono le possibilità di una vittoria. Oggi il medico non è più intoccabile come un tempo, e se vi sono degli errori, le responsabilità vengono attribuite nella giusta sede.

Cosa è cambiato nella malpractice medica con la Legge Gelli

Con la legge competente nei casi di malpractice, la Legge Gelli del 28 febbraio del 2017, la responsabilità sanitaria di tipo contrattuale (quella appena descritta, in cui non è il paziente a dover provare l’errore, ma la struttura sanitaria a doversi difendere, provando l’impossibilità della prestazione) si è voluto spostare il rischio della malpractice sugli enti ospedalieri, sulle ASL, e soprattutto sulle assicurazioni per responsabilità medica, che sono diventate obbligatorie.

Malpractice e conciliazione?

In aggiunta a tutto questo è stato introdotto anche l’obbligo di tentare la conciliazione delle parti, attraverso lo strumento dell’accertamento tecnico preventivo, prima di intraprendere un’azione giudiziale.

Con la precisazione che, nel caso in cui la futura sentenza volga a favore del danneggiato e l’impresa assicurativa non abbia formulato alcuna offerta in sede di conciliazione, il giudice ne potrà denunciare il comportamento omissivo all’IVASS.

L’assicurazione a copertura dei danni per malpractice, secondo l’art. 10 della L. Gelli, diventa obbligatoria per le strutture sanitarie e il danneggiato può ora intraprendere un’azione diretta nei confronti delle compagnie assicurative, esattamente come accade per la richiesta di risarcimento danni per sinistro con le RC auto.

Purtroppo, però, non è tutto oro quel che luccica.

Questi provvedimenti per certi versi possono facilitare una liquidazione del danno subito, ma per altri suscitano diverse perplessità, in particolare perché non tutte le disposizioni appena richiamate sono state rese esecutive.

Si può ottenere facilmente un risarcimento dei danni?

Facilmente no, non è di certo l’avverbio corretto.

Tuttavia se ci si rivolge a un legale esperto in questo settore, e supportato da medici specialisti nell’esame della documentazione, la causa di risarcimento può essere instradata nei giusti binari.

A tale proposito, ricordiamo cosa è sempre necessario fare se si incorre in queste malaugurate evenienze:

si ricorda che è sempre necessario, qualora si desideri intraprendere un’azione legale per i danni subita a causa di errore medico o malasanità, conservare tutti i certificati medici, le cartelle cliniche, le lastre, gli esami effettuati, le ricevute e le fatture; insomma, tutto quanto attesti l’evento ed il danno conseguente. A esaminare tutte le prove sarà un medico, o una equipe di medici, che valuterà sia la responsabilità, sia l’entità del danno subito. Naturalmente spetterà poi all’avvocato la precisa individuazione e quantificazione delle varie voci di danno subito (danno biologico, incluse le conseguenze future, sofferenza morale ed esistenziale, lucro cessante, etc…).