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Malasanità: come valutare quando conviene l’azione legale

6 Novembre 2019

Quando è conveniente fare causa in caso di errore medico? Come scegliere l’avvocato giusto: che faccia una attenta analisi preliminare e che sappia indicarci davvero se valga la pena procedere o meno con una causa.

Azione legale: è sempre possibile, ma non sempre consigliata

Purtroppo nel mare magnum dei professionisti – qualsiasi sia il loro campo di lavoro – si trovano quelli più cauti e solerti e quelli che invece preferiscono rischiare, per un motivo o per l’altro, più o meno etico, e procedere – troppo spesso ed a cuor leggero – con l’azione giudiziaria, anche in un campo particolarmente impervio come in materia di malasanità.

Per questo bisogna sempre porsi prima di tutto una domanda: conviene sempre fare un’azione legale per denunciare un errore medico?

All’avvocato sicuramente sì, soprattutto se si fa pagare tradizionalmente “a parcella”, a prescindere dall’esito della controversia.

All’assistito, invece, non sempre.

Vi sono dei casi in cui procedere non ha alcuna utilità, magari perché il fatto è difficilmente dimostrabile, o perché non ha provocato un danno apprezzabile in termini di invalidità permanente del soggetto leso.

In sintesi, un buon avvocato dovrebbe sempre valutare la fattibilità della causa e tenere in alta considerazione quelle che possono essere le reali possibilità di vittoria.

E, di conseguenza, valutare se un caso di responsabilità può avere un effettivo riscontro con esito positivo della causa o meno.

Certamente il consiglio non è quello di arrendersi in partenza, poiché come abbiamo visto, se da un lato è vero che è complicato in molti casi riuscire a ottenere il risarcimento, è anche vero che questo non è impossibile. Bisogna dunque agire con razionalità e cercare, prima di tutto, un legale che abbia una certa etica oltre che una certa esperienza in questo campo legale.

La ricerca di un buon legale non deve basarsi solo sul costo del suo onorario, ma soprattutto su quelle che sono le reali competenze nell’ambito della malasanità.

A quale avvocato rivolgersi

Molti di noi hanno, in un certo momento della loro vita, avuto bisogno di un consulto legale di varia natura o hanno un legale di fiducia. Si può dunque pensare di chiedere un consulto a questo avvocato per risolvere il nostro problema legato a un errore medico o alla malpractice in generale.

Purtroppo però non è sempre così.

Certamente si può chiedere un’opinione al proprio legale di fiducia, ma è bene far esaminare attentamente il proprio caso a un legale esperto nel settore della malpractice.

Questo perché chi ha maturato esperienza in questo ambito può avere la capacità di valutare una causa e decidere se sia il caso di intraprendere un’azione legale vera e propria o sei invece non si possano percorrere altre strade.

In sostanza: perché solo un avvocato con esperienza in materia potrà dirvi se e come procedere per un risarcimento.

Quindi l’avvocato va scelto tenendo in considerazione questi elementi e non soffermandosi solamente su quello che è l’aspetto economico. Purtroppo però, senza fare troppi giri di parole, per molti il problema dell’onorario dell’avvocato diventa uno scoglio insormontabile. Uno scoglio che diventa superabile se ci si appella a studi di avvocati che valutano prima attentamente il caso con una pre-analisi e poi vi propongono un’alternativa valida: il pagamento al risultato.

Conseguenze della Legge Gelli del 2017

‘8 marzo del 2017, è stata varata la Legge n.24 GU 17 marzo 2017 che reca Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, così come in fatto di responsabilità professionali di chi esercita le professioni sanitarie.

La legge Gelli/Bianco  nasce quindi per mettere ordine nel far west della responsabilità medica e della tutela dell’assistito.

Purtroppo, come spesso accade, se questa da una parte dà dei chiarimenti e delle normative interessanti, dall’altra non si dimostra sempre a favore del danneggiato.

Vediamo, nel concreto, due conseguenze della Legge Gelli – nel penale e nel civile:

  • Dal punto di vista penale, l’articolo 590-sexies per “Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario” tende a escludere la punibilità del medico qualora il fatto si sia verificato a causa di imperizia, ma il professionista abbia rispettato le linee guida previste dalle società scientifiche.

  • Per quanto concerne l’ambito civile, invece, il danneggiato ha solamente 5 anni per agire contro il medico che ha cagionato il danno e 10 contro la struttura.

Giova precisare che per fortuna nella maggior parte dei casi ci si troverà dinnanzi ad illeciti contrattuali, e sarà l’avvocato a dover fare del proprio meglio per ricondurre sempre in questo alveo la causa, ad esempio valutando di coinvolgere solo alla struttura, e solo in rari casi il medico personalmente.

La mediazione

Prima di procedere per via giudiziaria, nel caso della responsabilità civile, si è tenuti a tentare, in prima istanza, una mediazione tra ambo le parti.

Cosa vuol dire?

Semplicemente che si può arrivare a un accordo con il medico o con la struttura senza dover arrivare a una vera e propria azione legale e dunque processuale. Questo è stato fatto, sostanzialmente, per consentire ai danneggiati di ottenere comunque un risarcimento danni, ma soprattutto per non andare a intasare ulteriormente i tribunali italiani che, come è ormai noto, sono al limite delle loro capacità.

Quindi la mediazione si presenta come un procedimento preliminare a quella che potrà essere la causa giudiziaria e che a seconda della tipologia del risarcimento richiesto può essere un passaggio obbligato del richiedente. Il percorso di mediazione ha solitamente una durata di massimo tre mesi, lasso di tempo necessario al mediatore, che deve essere una persona terza, estranea quindi ad ambo le parti e professionalmente idonea.

La mediazione si può concludere con un esito positivo, sottoscrivendo un accordo, o con un esito e verbale negativo, quando le due parti non trovano l’accordo economico congruo per entrambe e dunque si deve necessariamente procedere per via giudiziaria.

Cosa deve verificare l’avvocato

Un buon avvocato però, prima di far procedere il cliente verso un percorso legale, deve essere in grado di valutare la sua situazione. Solo con una una valutazione attenta del caso l’avvocato può capire e decidere quando è il caso di procedere oppure no.

Solamente l’avvocato esperto ha una certa perizia e comprende quale possa essere la via più corretta, esaminando precisi elementi.

Uno di questi è costituito dalla documentazione medica che il danneggiato deve produrre. Chi ritiene di aver subito un danno per malpractice medica deve sottoporsi a diverse visite. Vi sono casi in cui l’errore è lapalissiano, come nel caso di pazienti operati all’arto sano invece che a quello che necessitava di intervento. In questo caso è abbastanza semplice determinare una colpa o della struttura o del medico.

Vi sono però anche casi decisamente più complessi dove a fare la differenza sono le sfumature. In queste circostanze occorre una visita medica accurata da parte di un medico legale, atta a valutare le lesioni subite. Inoltre, se il danneggiato potesse produrre attestazioni inerenti la sua precedente condizione, faciliterebbe notevolmente il lavoro dell’avvocato.

Facciamo un esempio.

L’esempio può essere quello di un paziente che deve subire un intervento di protesi all’anca e che prima dell’intervento riesce a deambulare, sebbene con dolore e difficoltà. Ebbene, se dopo l’intervento quel paziente non deambula più, per troppo dolore o per mal funzionamento delle articolazioni interessate dall’intervento, è molto probabile che questi abbia subito un danno durante l’operazione. In questo caso si deve dimostrare il nesso causa effetto. Solo l’avvocato esperto potrà valutare le possibilità di vittoria e consigliare, al meglio, secondo coscienza, il proprio assistito.

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