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Colpa medica: come facciamo a capire se c’è o no

18 Dicembre 2019

Per chi ha dubbi se il danno che ha subito sia da attribuire a un caso di malasanità, vogliamo raccontare la vicenda che vede come protagonista un uomo che è stato operato alla prostata ma che durante l’intervento ha subito il perforamento della vescica e conseguentemente ha subito l’asportazione della stessa con stomizzazione. C’è stata colpa medica in questo caso?

Colpa medica, come si fa a capire se c’è o non c’è

Il caso di cui vogliamo parlare riguarda un uomo a cui era stato diagnosticato un tumore alla prostata. Si tratta di un disturbo ormai molto frequente, quasi sette milioni di uomini ne vengono colpiti nel nostro Paese. Il problema di questa tipologia di tumore è che non da sintomi ben visibili fin da subito e quando ci si rende conto di avere qualcosa che non va la malattia è quasi sempre in fase avanzata.

Tuttavia, con una pronta e corretta diagnosi sono molte le soluzioni che si possono adottare per garantire una qualità della vita buona a chi ne è affetto, aumentando anche la speranza di vita.

All’uomo era stato dunque consigliato un intervento di prostectomia da eseguire con intervento robotico, ovvero mediante l’ausilio di braccia robot (un’operazione decisamente meno invasiva rispetto quella chirurgica). L’intervento, a detta del personale medico, era andato bene.

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Un paio di giorni dopo l’intervento però l’uomo aveva iniziato ad avere problemi alla vescica. La minzione era frequente e dolorosa. In principio si era pensato a un tumore, ma in seguito a cistoscopia era emersa una fistola sulla parete vescicale causata da una lieve perforazione della parete. La preoccupazione era quindi scesa e il problema era stato trattato – sempre a detta dei medici – nel modo più opportuno.

Col passare del tempo però l’uomo avvertiva un disagio sempre più pressante, un fastidio incessante che sovente si trasformava in vero e proprio dolore. Ogni volta che però si sottoponeva alla visita medica il responso era sempre lo stesso: la fistola che tardava a guarire.

Inutile prolungare il racconto (che è purtroppo ben lungi da essere un unicum…), ma basti dire che si sono succeduti dolori e visite, sempre con la medesima diagnosi.

Fino a quando l’uomo non ha effettuato una seconda visita presso un professionista privato.

Spaventoso il responso: la vescica era stata bucata forse per un errore durante lintervento di rimozione della prostata, e poiché la ferita non guariva, andava rimossa. L’uomo è stato così stomizzato, quindi dal momento dell’intervento ha dovuto indossare in modo permanente una sacca esterna per il contenimento delle urine.

Un grave problema fisico e psicologico

Si può quindi immaginare quale lo stato d’animo dell’uomo che di punto in bianco si è trovato a dover affrontare una situazione drammatica e senza possibilità di miglioramento. Come è facile immaginare, subire un tipo di intervento così invasivo va a modificare seriamente la qualità della vita, dal quotidiano alle relazioni sociali. Esattamente quello che è accaduto al protagonista della nostra storia.

Purtroppo la nuova situazione ha portato l’uomo a un forte stato di depressione per il quale ha dovuto iniziare una terapia psicologica.

La domanda che si è posta la famiglia, quindi, è stata se fosse possibile riuscire a capire se il danno subito dall’uomo fosse stato cagionato a causa di un errore medico o a un’esecuzione imperfetta dellintervento e, nel qual caso, se gli spettasse un risarcimento.

Dimostrare il nesso causa effetto

Ovviamente in questa vicenda ci sono tutti gli estremi, per lo meno, per un consulto legale. In queste circostanze è inutile tenersi il dubbio con mille se e mille ma, l’unica cosa che si può fare per capire se spetti o meno un risarcimento danni, è esporre nel dettaglio la vicenda a un avvocato. Se vi fossero gli estremi allora si procederà con quello che è l’iter necessario per dimostrare un caso di malpractice.

Ci sono diversi legali oggi che offrono una consulenza gratuita e accettano lincarico solo se ritengono che vi siano possibilità di vittoria, e questo è un atteggiamento molto corretto nei confronti del cliente. Molti, purtroppo, rinunciano a un legale perché temono parcelle elevate, ma oggi non è più come una volta e ci sono diversi sistemi per stabilire l’onorario del legale, come per esempio il forfait dove si paga all’avvocato una percentuale di quanto ottenuto in risarcimento.

Occorre quindi un esame presso un medico legale di parte che possa fare una perizia e stabilire se vi sia la possibilità che il danno subito sia stato cagionato da negligenza o errore medico.

Nel nostro caso il medico legale ha riscontrato una negligenza e pertanto si è proceduto per vie legali.

Dopo una intensa trattativa extragiudiziale, è stato necessario procedere con un accertamento tecnico preventivo, che ha portato, nella sua fase conciliativa, ad un congruo accordo liquidativo.

L’uomo è stato così risarcito per il danno subito e ha potuto effettuare diverse terapie che gli hanno restituito una vita più accettabile se non pari a quella che gli è stata tolta.

Se ti ritrovi nella necessità di un parere legale perché anche tu sei stato vittima di un caso di malasanità (o lo è stato un tuo parente), non esitare a contattarci: puoi avvalerti della chance di una pre-analisi multidisciplinare (legale e medico-legale) del tuo caso.

 

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