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Risarcimento danni: come funziona nel procedimento disciplinare militare

5 Settembre 2017

Quando parliamo di disciplina militare, molto spesso, ci vengono alla mente scene di certi film made in USA dove alte cariche militari, solitamente impersonate da attori corpulenti, muscolosi, capelli rasati quasi a zero o a spazzola, biondi e arcigni, danno ordini perentori a reclute più o meno imbranate.

Al primo errore il generale o il sergente di turno impone rigore e disciplina, flessioni, prove fisiche, fino anche al carcere.

Ma quanto c’è di finzione in tutto questo e quanto, invece, corrisponde alla realtà? Ovviamente se andiamo a osservare la vita militare da vicino, ipotizziamo di poter entrare di nascosto in una caserma, ci renderemmo conto che la disciplina e le regole sono davvero ferree, tuttavia non si viene puniti solo nei film, anche nella vita reale il militare, che sia di carriera o meno, deve rispondere a una serie di leggi e normative.

Anche il procedimento disciplinare militare può essere contestato

Prima di parlare di leggi militari e dei loro specifici campi di applicazione, occorre specificare che anche un provvedimento disciplinare militare può essere contestato e si può ottenere, qualora venga reputato ingiusto, il congruo risarcimento del danno subito.

Questo argomento risulta essere particolarmente interessante – e lo si dovrebbe conoscere –  per chi lavora nell’ambito militare. Ovviamente non tutti sono protagonisti di un determinato provvedimento disciplinare, ma per esempio può capitare di far parte di una conversazione che verte su tale argomento o perché ci viene richiesto un consiglio, anche non in forma ufficiale. Chiaramente chi è all’interno del settore ha una conoscenza, almeno generale, della disciplina e della normativa militare, ma può non avere idea di come fare ricorso per un determinato provvedimento o di come chiedere un eventuale risarcimento.

Ovviamente sono argomenti molto complessi, soprattutto per chi si trova coinvolto, i dubbi e le perplessità a riguardo possono essere diversi. Se si ha bisogno di agire nei confronti di un’azione disciplinare, bisogna prima avere un’idea di quale possa essere e di quali siano le possibili conseguenze correlate.

Ordinamento militare

Iniziamo col dire che la disciplina militare è normata secondo il Dlgs 66/2010 che sancisce quindi i rapporti di subordinazione tra superiori e inferiori, profilando ruoli, compiti e responsabilità in funzione di un preciso schema gerarchico che, come è facile supporre, implica delle relazioni soggette all’obbedienza da intendersi come pronta esecuzione degli ordini che riguardano l’espletamento del servizio in conformità a quello che è il giuramento prestato.

La disciplina militare, per quanto riguarda il regolamento, si applica in determinate circostanze, come normato dall’art. 1350 del Codice e che stabilisce che “I militari sono tenuti all’osservanza delle norme sulla disciplina militare e sui limiti all’esercizio dei diritti, dal momento dell’incorporazione a quello della cessazione del servizio attivo”. In altre parole, le disposizioni inerenti la disciplina militare, si applicano all’interno di quello che è lo svolgimento delle attività di servizio, quindi luoghi militari, come per esempio la caserma. I militari si qualificano in virtù di quelli che sono i loro compiti di servizio.

Le sanzioni disciplinari, quali sono?

Partendo dal presupposto che uno stesso fatto non può essere punito più di una volta con sanzioni di specie differente, fatta eccezione dei casi specifici che sono previsti dal Codice, possiamo riconoscere diversi tipi di sanzioni disciplinari, tutte impugnabili e passibili di richiesta di risarcimento:

  • Sanzioni disciplinari di stato: implicano la sospensione dall’impiego  per un periodo di tempo che va da 1 a 12 mesi; sospensione delle funzioni di grado  per un periodo di tempo che va da 1 a 12 mesi con cessazione della ferma o della rafferma per una grave mancanza disciplinare o una grave inadempienza ai doveri militari; perdita del grado per rimozione.

  • Sanzioni disciplinari di corpo: consegna, consegna di rigore, rimprovero.

Richiesta di risarcimento per ingiusta punizione

Quando un cittadino subisce un torto, poniamo caso un errore medico, facilmente richiede il risarcimento del danno cagionato da tale errore ma, nell’ambito militare, tutto, almeno in apparenza, sembra complicarsi. Eppure, una punizione non meritata rischia anche di rovinare una carriera militare, a quel punto, chi ha subito il danno, ha il diritto a essere risarcito. Quindi si può intentare una causa nei confronti dell’amministrazione militare? Certamente, sebbene non sia un percorso facile, bisogna avere l’onestà di ammetterlo, il percorso è fattibile. Nonostante tali difficoltà, il militare che si ritrovi a subire quello che può essere definito un accanimento, manifestato con azioni ingiustificate, lesive, gravi e perpetrate nel tempo, ha tutto il diritto di richiedere risarcimento per il danno cagionato.

Facciamo un esempio concreto.

Poniamo che vi sia una recluta che viene vessata dal caporale, che questa venga maltrattata ingiustamente e che questo arrechi alla recluta un danno sia fisico o anche solo psicologico. Poniamo inoltre che tutto questo possa essere dimostrato. Ebbene, ci troviamo davanti al medesimo caso di un datore di lavoro che maltratta un suo dipendente. Anche nel caso dell’ambito militare, quindi, come nel caso di quello civile, la persona vessata e maltrattata può richiedere l’ausilio di un legale e intentare causa di risarcimento.