Mediazione civile: come funziona
Ogni relazione, ogni rapporto è frutto di una mediazione. Pensiamo alle contrattazioni al mercato, oppure al titolare che ci vuole concedere una sola settimana di ferie ad agosto quando ce ne spetterebbero due, ma ci chiede la gentilezza di fruirne in un altro momento perché quello è un periodo di grande lavoro per l’azienda.
Ma pensiamo anche ai normali conflitti con i nostri figli, anche quelli sono ambiti in cui, quotidianamente, siamo soliti mediare. Il figlio adolescente vuole rientrare alle 11 di notte, noi vorremmo che rientrasse alle 21, ecco che dobbiamo mediare e trovare un buon compromesso, quindi una soluzione che vada bene a entrambi. Nella mediazione non c’è un vincitore, si vince entrambi. Allo stesso modo funziona in quell’ambito della soluzione di conflitti che va sotto la definizione di mediazione civile.
Che cos’è la mediazione civile
Con l’esempio fatto alcune righe sopra, abbiamo stabilito in modo semplice cosa sia un atto di mediazione, quindi quella capacità di risolvere una condizione di conflitto che si genera tra due parti.
La mediazione civile (e anche commerciale), quindi, è quella peculiare attività svolta da una terza persona, estranea ai fatti e imparziale, che viene svolta al fine di risolvere in modo amichevole un conflitto che si è venuto a generare tra due parti.
Si tratta dunque di un procedimento stragiudiziale che serve, come detto, a risolvere una lite in modo accettabile per ambo le parti che si erano trovate in conflitto.
L’accento, in questo particolare percorso, va posto sulla comunicazione. Di fatto, pur facendo parte anche dell’ambito giuridico, essendo quindi normato, l’atto di mediazione implica un largo impiego della comunicazione, dell’empatia e di conoscenze psicosociali, quindi è più corretto utilizzare il termine di conflitto piuttosto che di controversia che indica invece un’azione più prettamente giuridica. Quindi, in prima istanza, bisogna ripristinare la comunicazione tra le due parti. Per raggiungere questo obiettivo occorre una figura chiave: il mediatore.
Dal 21 marzo del 2011 è entrata in vigore una riforma che norma l’ambito della Mediazione Civile nel nostro Paese. La nascita di tale riforma si deve soprattutto all’intento di ridurre la grande mole di cause che affluiscono costantemente nei tribunali e in secondo luogo per dare la possibilità ai cittadini di fruire di uno strumento più facile da utilizzare e che porti a risultati più rapidi, un esempio interessante di applicazione è quello di conciliazione in casi di malasanità dove il danneggiato può mediare col medico e arrivare alla soluzione del conflitto con una condizione sostenibile da ambo le parti.
Durante un atto di Mediazione Civile è obbligatoria l’assistenza legale, per ambo le parti, se vi è una condizione di procedibilità in giudizio, ma comunque, anche in tutti gli altri casi, avere un legale che ci tuteli è una buona prassi.
Chi è il mediatore
Come abbiamo visto, la figura del mediatore è emblematica nei casi di Mediazione Civile.
Il mediatore è una persona che ha i requisiti, morali e professionali, che gli consentono di svolgere questo ruolo. Si tratta dunque di una persona che è assolutamente super partes ed estranea al conflitto in cui deve fare da mediatore. Il suo ruolo è quindi quello di aiutare le due parti che si trovano in conflitto a trovare una soluzione che sia soddisfacente per entrambi.
I soggetti in causa, infatti, avanzano le proprie pretese nei confronti degli altri, questo però va a spostare l’attenzione da quello che è il vero tema del conflitto. Per ripristinare la comunicazione, quindi, occorre una certa abilità professionale che induca le parti a rendersi conto di quello che veramente necessitano, ovvero, cosa stanno chiedendo? Dunque in questo percorso di mediazione si cerca di riportare l’attenzione dagli interessi vantati a quelli che erano i reali interessi delle parti e incanalando il discorso dialogico verso il futuro, quindi la soluzione del problema.
Come si può ben capire fare il mediatore non è facile, occorre avere delle capacità e delle conoscenze che si apprendono in un percorso di studi. Come diventare mediatore civile dunque? Come detto occorrono diversi requisiti. Dal punto di vista dello studio occorre possedere almeno un diploma di laurea triennale in modo da poter accedere a un corso specifico. Secondo il nuovo Decreto Interministeriale, poi, si deve svolgere anche un periodo di tirocinio assistito e gratuito, il che significa partecipare a 20 casi di mediazione che si svolgono o presso le Camere di Commercio accreditate o presso gli Organismi di Mediazione. Si deve poi partecipare a un aggiornamento biennale di 18 ore. Dopo aver conseguito il titolo di studio ci si deve iscrivere presso gli Organismi di conciliazione o le Camere di Commercio purché accreditate presso il Ministero della Giustizia. Ci si può iscrivere al massimo a 5 Organismi di Conciliazione o Camere di Commercio.
E allora ci si chiede quanto guadagna un mediatore civile, vale davvero la pena di intraprendere questo percorso? Sembra di sì dato che la nuova normativa ha aperto nuovi sbocchi professionali decisamente interessanti.
Organismi di mediazione
I diversi tipi di Mediazione Civile
Ci sono attualmente 4 ipotesi di mediazione: obbligatoria, volontaria, demandata e concordata.
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Mediazione obbligatoria: ipotesi in cui le due parti sono obbligate alla mediazione prima di rivolgersi al giudice, un esempio è nel caso di malpractice medica, così come stabilito dalla nuova normativa in parola. Devono riferirsi a questo caso tutte le controversie che riguardano le materie elencate nell’art.5 comma 1-bis D.lgs.
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Mediazione concordata: detta anche consensuale e che avviene nell’ipotesi in cui in un contratto vi sia prevista una clausola di mediazione o conciliazione che impegna le due parti a tale procedimento prima di rivolgersi al giudice per appianare un’eventuale controversia.
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Mediazione facoltativa: o volontaria, ipotesi in cui nessun obbligo è previsto per le parti di adempiere al ricorso alla mediazione.
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Mediazione delegata: o demandata, ipotesi in cui le parti sono, nel caso di un processo, inviate dal giudice a ricorrere alla pratica della mediazione quale tentativo prima di procedere alla fase giudiziale.
Quali sono i vantaggi della mediazione
La prima cosa che urge dire è che la mediazione conviene soprattutto per non dover affrontare anni di udienze, rinvii vari e chiaramente spese esose prima di ottenere il risultato – o non ottenerlo in alcuni casi – desiderato. Prendiamo il caso di un risarcimento danni alle persone, molto spesso queste pratiche sono lunghe e, soprattutto per chi ha subito un danno, che sia per un episodio di malasanità o a causa di un sinistro stradale, dover intraprendere questo iter diventa faticoso e stressante.
Il problema è che i nostri Tribunali sono oberati da un numero spropositato di cause, sono oltre 5 milioni le cause civili che intasano la nostra Giustizia Civile, numero che è valso al nostro Paese il 158° posto su 180 della classifica mondiale che riguarda l’efficienza del sistema giudiziario nella soluzione di cause civili e commerciali. Grazie all’introduzione della Mediazione Civile, l’Italia è balzata al 11° posto, recuperando quindi ben 47 posizioni. Tra gli altri vantaggi troviamo sicuramente i costi più contenuti e una soluzione alla controversia in tempi accettabili, si parla di circa 3-4 mesi. Quali sono quindi i costi della Mediazione Civile? Non vi è nessun costo – escluso l’onorario dell’avvocato – qualora non si proceda oltre il primo incontro o se si viene ammessi al patrocinio gratuito per reddito.
Tornando alle tempistiche i pro della mediazione appaiono subito chiari: 4 mesi di media contro i 10 anni delle cause civili. Inoltre, per quanto riguarda i costi, nel caso in cui non si rientri tra le clausole sopra menzionate, si parla certamente di cifre di gran lunga inferiori a quelle delle cause processuali. C’è inoltre da valutare il fatto che il procedimento di mediazione va visto sotto un’ottica positiva dato che si lavora sull’appianare le divergenze e sul dialogo tra le parti, con la conseguenza che si riesce a mantenerne i rapporti, si pensi per esempio a due vicini di casa che entrano in conflitto, grazie alla mediazione il rapporto di buon vicinato viene ristabilito. Si tratta dunque di un procedimento doveroso da fare, almeno come tentativo, prima di tutto per ripristinare il rapporto che andato rovinandosi, e poi per non gravare ulteriormente sul nostro sistema giudiziario.
Le agevolazioni per la mediazione
Proprio per comprendere a pieno l’utilità di questa pratica basta valutare il fatto che sono previste, ai sensi dell’art. 20, comma 1 del D-Lgs 28/2010, delle agevolazioni. Infatti, viene corrisposto alle parti nel caso di successo della mediazione, un credito d’imposta commisurato a quella che è l’indennità versata per un valore pari a massimo 500 euro. Se la mediazione non ha successo, tale credito viene dimezzato. Inoltre, ai sensi dell’art. 17 del D-Lgs 28/20101, è esente dall’imposta di registro entro il limite di valore pari a euro 50.000,00 il verbale d’accordo, diversamente l’imposta è dovuta solo per quello che è il valore eccedente.
Infine va sottolineato che le parti che non partecipano alla mediazione senza giustificato motivo dovranno pagare una sanzione pecuniaria e potranno vedere compromessa la loro posizione in fase di processo. Questo procedimento è normato secondo l’art. 8 comma 5 del D.Lgs 28/2010, secondo le modifiche della L. 98/2013. Vengono invece considerati motivi legittimi il legittimo impedimento, la mancata (o tardiva) comunicazione del luogo, ora e giorno, la causa di forza maggiore e l’errore di persona. Viene sempre valutata ingiustificata la mancata partecipazione alla mediazione – dunque sanzionabile – l’assenza della controparte dovuta a delle valutazioni diverse da quelle della parte, o il ritenere che il raggiungimento dell’accordo sia impossibile.